George Lowe riceve il premio Walter Bonatti – Piolets d’Or alla Carriera 2023

Gli appassionati del mondo dell’alpinismo lo conoscono molto bene e, ora, sono pronti a celebrarlo.

Stiamo parlando di George Lowe, esperto alpinista di Chicago a cui è stato assegnato il 15° Premio Walter Bonatti – Piolets d’Or alla Carriera 2023.

Un riconoscimento volto a ricordare le sue incredibili imprese sulla catena montuosa dei Teton e sulle Montagne Rocciose canadesi, così come anche in Alaska e sull’Himalaya.

Una vera e propria leggenda di questo sport, la quale riceverà il premio sopra indicato nel corso dell’evento che si terrà a Briancon, in Francia, dal 14 al 16 novembre prossimo.

George Lowe, un “titano” della montagna

George Lowe è considerato unilateralmente in tutto il Mondo come uno dei più grandi alpinisti a cui gli Stati Uniti d’America abbiano mai dato i natali.

Omonimo del celebre alpinista neozelandese scomparso nel 2013, lo statunitense ha oggi 79 anni, essendo nato il 16 agosto del 1944 a Chicago, nell’Illinois.

L'alpinista George Lowe
Immagine | Wikimedia Commons photo by Mellowish126 with licence CC BY-SA 4.0 DEED (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/deed.en) – Gentechevainmontagna.it

Qui, negli USA, ha iniziato ad arrampicare fin da giovanissimo, al fianco dello zio Ralph e dei cugini Mike, Gref e Jeff.

I primi passi li ha mossi sulla roccia, dove ha imparato come arrampicarsi, fino ad affinare sempre più la sua tecnica di scalata e riuscendo, così, a compiere poi grandi imprese sulle Montagne Rocciose canadesi, su quella dei Teton, in Alaska e sull’Himalaya. Tutti luoghi impossibili da non accostare a George Lowe.

Nel 1974 l’americano, accompagnato dal britannico Chris Jones, riuscì a compiere la prima salita in stile alpino della parete nord della North Twin nelle Montagna Rocciose canadesi.

Una parete che il collega Barry Blanchard aveva definito come un “muro nero di calcare”, più ripido dell’Eiger, alto una volta e mezza El Capitan, nonché il più difficile da affrontare sulle Montagne Rocciose.

Lowe nel 1977 passò, poi, sette giorni ad arrampicarsi in stile alpino insieme a Michael Kennedy sull’enorme parete sud del Foraker, in Alaska, realizzando così la prima salita dell’Infinite Spur.

Al 1983 risale, invece la sua prima salita della parete Kangshung dell’Everest, dove ancora oggi è presente un contrafforte roccioso che porta il suo nome.

La sua impresa, forse, più leggendaria risale però al 1978, quando tentò di scalare la cresta nord del Latok I, soprannominato anche lo Sperone Walker del Karakorum.

In quell’occasione, Lowe trascorse 21 giorni al fianco del cugino Jeff e di Jim Donini e Michael Kennedy, arrampicandosi per oltre 100 tiri sopra il ghiacciaio Choktoi, per raggiungere un punto a circa 150 metri sotto la vetta inviolata.

Purtroppo, una combinazione di freddo, vento e un rapido peggioramento dello stato di salute di Jeff Lowe a causa del mal di montagna costrinse la spedizione a ritirarsi.

Ciò non toglie, però, alcun valore a quella che ancora oggi è considerata una delle imprese mancate più notevoli dell’intera storia dell’alpinismo.

Nonostante numerosi tentativi da parte di più alpinisti, quella vetta non è ancora mai stata raggiunta da nessuno.

George Lowe negli Anni Settanta ha, anche, conseguito un dottorato in fisica, il quale gli ha aperto le porte a una lunga carriera nell’ingegneria dei sistemi.

Non solo. Egli è anche membro onorario del Club Alpino Americano e del Club Alpino Britannico.

Una delle figure più importanti dell’alpinismo mondiale, dunque, come ricordato dall’amico Michael Kennedy nel pensiero riportato nel documento che ha annunciato l’assegnazione a George Lowe del Premio Walter Bonatti – Piolets d’Or alla Carriera 2023:

“Sono pochi gli alpinisti che meritano di essere definiti dei titani. George Lowe è uno di questi. In una carriera che abbraccia più di cinque decenni e più generazioni, ha eccelso in tutte le forme di quest’arte, in particolare nel suo genere più impegnativo e consequenziale: l’arrampicata alpina nelle vaste regioni selvagge del Nord America e dell’Himalaya. Dalle audaci ascensioni invernali alla fine degli anni ’60 nei Tetons del Wyoming alle nuove vie rivoluzionarie nei primi anni ’70 sul Mount Alberta e sulla North Twin nelle Montagne Rocciose canadesi, passando per una nuova via sull’Everest nel 1983 e per la salita in solitaria del Dhaulagiri nel 1990. George ha sempre dimostrato un impegno per le difficoltà tecniche, le piccole squadre e lo stile eccellente, oltre a un senso raffinato dei grandi rischi – e delle immense ricompense – fondamentali per operare nell’ambiente alpino”.

Kennedy ha, poi, ricordato le imprese personali che lo legato a Lowe:

“Nel 1977, mi sono unito a lui sullo Infinite Spur del Mount Foraker, una salita che ha trasformato per sempre la mia comprensione di ciò che è possibile per una squadra di due persone sulle grandi montagne del Mondo. Un anno dopo, con Jim Donini e Jeff Lowe, abbiamo sfiorato la prima salita del Latok I in Pakistan. Anche se non siamo riusciti a raggiungere la vetta, siamo tornati a casa con qualcosa di molto più importante: amicizie di una vita che esemplificano la fratellanza della cordata. George continua ad arrampicare con un’energia, un’abilità e un entusiasmo che superano i suoi compagni di cinquant’anni più giovani: basti pensare alla sua scalata di 26 ore di The Nose su El Capitan nel 2014 e alla rapida scalata del Mount Huntington in Alaska nel 2015. Tuttavia, sono le sue caratteristiche personali che lo avvicinano a tanti. Nonostante una vita di notevoli successi, rimane umile e con i piedi per terra ed è tra le persone più calorose, gentili e riflessive che io conosca”.

Cosa sono i Piolets d’Or?

I Piolets d’Or rappresentano uno dei premi più prestigiosi che annualmente vengono riservati ad alpinisti ed esperti della montagna.

L’intento è quello di celebrare il senso di avventura, il coraggio e la competenza mostrata dai migliori scalatori sulla Terra, i quali si confrontano sempre con alcune delle sfide più spaventose e incredibili che si possano immaginare.

I Piolets d’Or traggono ispirazione dalla secolare storia che si lega al mondo dell’alpinismo e della montagna, dove a esaltarsi sono sia le individualità che le imprese di gruppo.

Una sorta di grande famiglia, in cui ad accomunare ogni membro sono la passione, i valori simili e un grande spirito di avventura.

Doti che si possono ritrovare anche in George Lowe, la cui carriera verrà premiata con la consegna di un trofeo che negli anni è passato anche per le mani del leggendario e indimenticabile alpinista italiano Walter Bonatti (a cui oggi tale premio è intitolato, ndr), oltre che per quelle di Reinhold Messner, Doug Scott, Robert Paragot, Kurt Diemberger, John Roskelley, Chris Bonington, Wojciech Kurtyka, Jeff Lowe, Andrej Stremfelj, Krzysztof Wielecki, Catherine Destivelle, Yasushi Yamanoi e Silvo Karo.

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