Trekking, come leggere correttamente cartelli e cartine (e non perdersi)

Se ami fare trekking ma non vai mai da solo perché hai paura di non leggere correttamente cartine e cartelli, te lo insegniamo noi: non avranno più segreti

Si avvicina l’estate e, per gli amanti della montagna, è già ora di pensare a quali vette e a quali rifugi si vorrà arrivare quest’anno. Questa è la stagione migliore per godersi i sentieri montani poiché la temperatura è mite, seppur più fresca rispetto a quella delle città e i rischi sono limitati, non essendoci la neve e il ghiaccio. Se però non conoscete nessuno che ami la montagna quanto voi ma siete restii ad andare da soli a fare trekking, ecco come potete leggere cartine e cartelli: se imparate questi trucchi, la montagna per voi non avrà più segreti.

Quando si va in montagna, anche se si è esperti e si conosce bene la zona in cui si è, è sempre meglio stare molto attenti poiché basta davvero poco per perdere l’orientamento e smarrire il sentiero. Farsi aiutare dai cartelli lungo il percorso e dalle cartine geografiche può essere utile, ma è fondamentale saperli leggere correttamente al fine di non andare ulteriormente fuori pista: ecco i nostri consigli.

Come leggere correttamente cartine e cartelli: i consigli per un trekking perfetto

Innanzitutto, nella voce “Come Arrivare” si può leggere la viabilità ordinaria mediante la quale si può raggiungere il punto di partenza del sentiero, mentre in “Località di Partenza e di Arrivo” indicano i paesi dai quali si può partire per affrontare il percorso di trekking e quelle in cui si arriva: sono tutte informazioni molto utili, da verificare mediante un atlante stradale. Con “Scala delle difficoltà”, invece, si vuole specificare per chi è più adatta quella determinata escursione: è il parametro più importante.

Trekking, cartine e cartelli come leggerli
Come leggere in modo corretto cartine e carelli durante il trekking (gentechevainmontagna.it)

La difficoltà di un sentiero di montagna è modulata in base a uno schema internazionale, omologato a livello europeo. Questo considera i dislivelli, la lunghezza del percorso e le difficoltà oggettive: per l’Italia, le definizioni sono state siglate dal CAI. “T” significa Turistico e indica un itinerario praticamente privo di difficoltà, con dislivelli irrilevanti e poche incertezze.

“E”, invece, è il percorso escursionistico, che si sviluppa su terreni di ogni genere, anche in zone aperte prive di sentiero, ma in generale non presenta particolari problematiche. In questo caso si prevede qualche ora di cammino e un dislivello anche di qualche centinaio di metri.

Salendo di livello, “EE” è quello per escursionisti esperti, dove i sentieri possono essere su un terreno ripido e impervio e in generale si richiede una buona conoscenza della montagna, dell’ambiente alpino e soprattutto delle proprie capacità e possibilità. Il livello più alto è “EEA”, escursionisti esperti con attrezzature: rientrano in questa casistica le ferrate, i ghiacciai e tutti quei percorsi che richiedono una perfetta conoscenza dei dispositivi di autoassicurazione.

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