Qual è la montagna più alta del mondo? La risposta che non ti aspetti!

Qual è la montagna più alta della Terra? La prima risposta che si è portati a fornire a tale quesito è senz’altro l’Everest. Altrimenti perché mai lo si chiamerebbe “Tetto del Mondo”? Nonostante le oscillazioni del valore preciso della sua quota massima, l’Everest, le cui più recenti misurazioni riportano essere alto 8848,86 metri, è il più elevato dei 14 ottomila. E se gli 8000 rappresentano le vette più alte del Pianeta, come si può dubitare che si tratti della vetta delle vette? In realtà, come si può leggere sul sito della NOOA (National Oceanic and Atmospheric Administration), “the answer is debatable”, la risposta a un quesito apparentemente semplice, “è opinabile”.

La montagna più alta della Terra? Un bel dilemma

Definire quale sia la montagna più alta della Terra è più complicato di quanto si possa pensare. Questione di punti di riferimento. Quando, fin da piccoli, misuriamo la nostra altezza, utilizziamo come punto zero di riferimento il pavimento. Per le montagne come funziona? Dipende. Si può scegliere di utilizzare come quota zero il livello medio globale del mare. Sulla base di tale riferimento la risposta “Everest” risulta corretta. La sua altezza corrisponde infatti a circa 8.849 metri sul livello del mare. Valore non uguagliato da altre vette sul Pianeta. Esistono però altre due opzioni.

La vetta del monte Chimborazo
Immagine | Unsplash @Patricio Gaibor – Gentechevainmontagna.it

Si può infatti decidere di andare oltre la superficie del mare e raggiungere il fondale marino, arrivare al punto più basso su cui “mettere piede”. Sulla Terra troviamo molteplici montagne la cui base “poggia” sul fondale marino e le cui pendici emergono per metri e metri dalle acque, la più alta in tal senso è una vetta che si innalza nell’arcipelago delle Hawaii, il Mauna Kea, la cui altezza dalla base subacquea alla cima è pari a 10.210 metri. Tra i Guinness World Records ritroviamo entrambi i giganti, rispettivamente l’Everest riconosciuto come highest mountain e il Mauna Kea come tallest (che in italiano finiscono per essere tradotti allo stesso modo, ma ora dovrebbe esserci chiara la differenza).

Siamo a 2 opzioni su 3, qual è dunque la terza? Utilizzare come punto di riferimento zero il centro della Terra. E qui cambia tutto! Partiamo col dire che la Terra non sia una sfera perfetta, è un po’ più spessa all’Equatore a causa della forza centrifuga creata dalla costante rotazione del Pianeta. Nel misurare il punto più alto della Terra a partire dal suo centro scopriamo che questo si trovi in corrispondenza della cima del Monte Chimborazo, in Ecuador, posizionato 1 grado a sud dell’Equatore, laddove il rigonfiamento della Terra è maggiore. Rispetto al livello del mare, il Chimborazo è alto 6.268 metri. A causa del rigonfiamento della Terra, secondo i calcoli degli esperti, la vetta sarebbe più lontana dal centro della Terra di ben 2072 metri rispetto alla vetta dell’Everest. Ciò rende Chimborazo il punto della Terra più vicino alla volta celeste.

Le tre vette afferiscono a tre catene montuose differenti, posizionate a grande distanza l’una dall’altra, e differiscono anche in termini di difficoltà alpinistica dell’ascesa. Andiamole a scoprire nel dettaglio.

Everest

L’Everest si innalza nella catena dell’Himalaya, al confine tra Cina e Nepal e fa parte delle Seven Summits (le sette vette più alte di ogni continente, prendendo come riferimento il livello del mare).  Come anticipato, è l’8000 più alto. In lingua tibetana il suo nome è Chomolungma (“madre dell’universo”), in nepalese Sagaramatha (“Dio del cielo”), quello con cui è noto a livello internazionale risale al 1865 e rappresenta un omaggio dell’inglese Andrew Waugh, topografo generale dell’India, nei confronti del suo predecessore Sir George Everest. La prima ascensione della vetta risale al 29 maggio 1953 ad opera del neozelandese Sir Edmund Hillary e dallo Sherpa Tenzing Norgay.

L’Everest attrae annualmente un numero crescente di scalatori, la cui esperienza risulta altamente variegata. Si va da alpinisti con la A maiuscola a coloro che, pur non avendo eccelse esperienze nella salita di un 8000, si affidano a squadre di Sherpa per realizzare un sogno estremo (e decisamente oneroso). In particolare a essere interessato da un flusso crescente di ascensionisti è il versante nepalese. La vetta può essere infatti raggiunta o dal versante sud (Nepal) o dal nord (Tibet). L’ascesa lungo la via normale nepalese (Via per il Colle Sud e la Cresta Sud-Est) non si presenta estremamente difficile a livello tecnico (l’Everest non rappresenta di fatto l’8000 più difficile) ma non è una salita per tutti.

Uno dei tratti più difficili è la “seraccata del Khumbu”, un labirinto di ghiaccio in continua evoluzione, che vede ogni primavera in azione gli Icefall Doctors impegnati nell’attrezzare con corde e scalette il passaggio per le spedizioni. Tra i maggiori rischi in salita vi sono poi valanghe e mal di montagna. Dalla prima ascesa ad oggi si contano oltre 300 vittime e lungo l’itinerario di salita si incontrano diversi cadaveri abbandonati nel corso dei decenni, alcuni divenuti dei veri e propri riferimenti.

Mauna Kea

Se l’Everest vi spaventa eccessivamente, meglio puntare su una delle due vette più alte del Pianeta alternative. Partiamo dagli USA, con il Mauna Kea. Si tratta di un vulcano in stato di quiescenza dell’isola di Hawaii (l’ultima eruzione risale a circa 4500 anni fa e il rischio di nuove eruzioni è molto basso). La sua altezza totale, dal fondale dell’Oceano Pacifico alla cima, è come premesso di circa 10.000 metri. Ma la porzione che si innalza dal livello del mare è di “soli” 4 207 metri.

Osservatorio astronomico sulla vetta del Mauna Kea
Immagine | Unsplash @Alex Eckermann – Gentechevainmontagna.it

Il significato del nome “Mauna Kea” è “montagna bianca”, per la neve che spesso ricopre la cima in inverno. Dai locali è considerata una dimora degli dei. La prima scalata ufficiale, della porzione di montagna al di fuori delle acque, risalirebbe al 1823. A realizzarla fu J.F. Goodrich. Il condizionale è d’obbligo in quanto l’autore stesso della salita affermò di aver trovato delle tracce sulla vetta. La prima salita integrale è stata realizzata nel 2021, ad opera di Victor Vescovo, ufficiale della marina USA in pensione ed esperto esploratore subacqueo, in compagnia di Clifford Kapono, giovane hawaiano, ricercatore in biologia marina, giornalista, attivista e surfista.

Si tratta di una vetta che richiama annualmente un numero crescente non solo di escursionisti ma anche di appassionati di skialp e snowboard. Notare bene: non sono presenti impianti di risalita. L’ascesa si realizza senza grandi difficoltà lungo un sentiero ben segnalato. Sulla cima è posizionato un importante osservatorio astronomico internazionale dotato di una decina di telescopi indipendenti.  A sud-ovest della vetta si può ammirare il lago Waiʻau, il lago più alto del bacino pacifico (3969 m).

Chimborazo

Il Chimborazo è un vulcano inattivo che con i suoi 6.310 metri di altezza sul livello del mare rappresenta la più alta cima delle Ande ecuadoriane. Oggi suona strano ma a lungo, prima che venissero misurate le vette himalayane, fu considerato il Tetto del Mondo. Si trova a circa 150 chilometri dalla capitale Quito, all’interno di una riserva faunistica nata per tutelare i camelidi andini ed è soprannominato “Taita Chimborazo”, ovvero papà Chimborazo (la mamma è invece considerato il vulcano Tungurahua). La cima è ricoperta di ghiacci perenni. La vetta è rimasta inviolata fino a fine Ottocento.

Il più celebre tentativo di ascesa risale al 1802 ad opera del geografo e naturalista prussiano Alexander von Humboldt che provò la salita insieme al botanico francese Aimé Bonpland e all’ecuadoriano Carlos Montúfar. I tre, mal equipaggiati, arrivarono a 5800 metri per poi rinunciare per il mal di montagna. Quota record che fu superata nel 1830 dal chimico francese Jean-Baptiste Boussingault, arrivato a quota 6000. Dopo altri tentativi infruttuosi, nel gennaio 1880 giunsero finalmente in vetta Edward Whymper (primo salitore del Cervino) e i fratelli Louis e Jean-Antoine Carrel. Anche questa cima attrae ogni anno numerosi alpinisti, la maggioranza dei quali opta per una ripetizione della via aperta dai primi salitori, oppure per la via normale poco distante. Percorsi che prendono il via dal Rifugio Whymper risalendo lungo il versante ovest.

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