Malghe, cosa sono? A cosa servono? E quanti tipi ne esistono?

Le malghe rappresentano una vera e propria oasi di pace e tranquillità, immersa nella maestosità delle montagne e pervasa da un’aria fresca e pura. Con il loro affascinante richiamo campestre, queste incantevoli strutture sono diventate parte integrante dell’essenza stessa delle montagne.

Ma cosa sono esattamente le malghe? Dopo una piacevole passeggiata lungo una tortuosa strada forestale, ad un tratto il bosco si apre e si svela una vista mozzafiato: nel cuore di un rigoglioso pascolo alpino si erge una deliziosa baita di montagna. Sullo sfondo, imponenti vette si ergono verso il cielo. Un vero paradiso per una sosta rigenerante. E così, tutti si dirigono verso la tradizionale stube in legno o verso la soleggiata terrazza, pronti a deliziarsi con un gustoso tagliere di prodotti freschi direttamente dalla malga: latte appena munto, formaggi di alpeggio stagionati o prelibatezze provenienti dagli animali che pascolano liberamente.

Mucche, cavalli, pecore e capre trascorrono il loro periodo estivo di “villeggiatura” presso le malghe. Questa millenaria pratica è parte integrante di un sistema di allevamento che vanta una lunga tradizione: il bestiame viene condotto in montagna per tutta l’estate. Qui, i verdi pascoli consentono al bestiame di nutrirsi abbondantemente, mentre le praterie di fondovalle hanno modo di rigenerarsi. Inoltre, l’ampia libertà di movimento goduta dagli animali nelle alte montagne contribuisce al loro benessere complessivo.

Malghe: un viaggio tra cultura, natura e tradizione alpina

Le malghe, oltre ad offrire un luogo di ristoro e relax immerso nella natura, rappresentano quindi un’importante tradizione di allevamento e un sostegno al benessere animale. Non c’è dubbio che queste autentiche gemme meritino di essere apprezzate e preservate per le future generazioni.

I buongustai sono in grado di apprezzare appieno la ricca varietà di prodotti offerti dalla natura montana. Nel caso dei bovini destinati alla produzione di carne, il pascolo alpino permette lo sviluppo di una pregevole massa muscolare. Le vacche da latte, durante la stagione dei pascoli estivi, producono un latte di eccellente qualità, che si traduce in burro e formaggio altrettanto pregiati. Molti alpeggi sono situati su due livelli di altitudine, in modo che il bestiame possa essere condotto verso quote superiori in cerca di erba fresca e poi fatto ritornare durante l’estate.

Una splendida visuale delle montagne
Foto | GoranStimac @Canva – gentechevainmontagna.it

Esistono diverse tipologie di malghe, ma in una “malga gestita” la bontà dei prodotti non dipende solo dalla cucina ma anche dagli animali che forniscono il latte per almeno 60 giorni durante l’estate. Si tratta di animali da produzione, non da compagnia.

Esistono diversi tipi di alpeggi dedicati all’allevamento di bovini, vitelli, pecore, cavalli o un mix di animali. Nei alpeggi per le mucche da latte, le bovine vengono munte e il prezioso latte viene poi trasportato a valle alla latteria o al caseificio. Tuttavia, presso una malga casearia, il formaggio viene prodotto direttamente sul posto, in un’operazione che richiede grande abilità ed esperienza da parte del malgaro.

I pastori, a loro volta, hanno la responsabilità di proteggere il bestiame. Spesso devono anche preoccuparsi di mungere gli animali, poiché il personale negli alpeggi è limitato. Senza l’aiuto dei volontari, che si impegnano in attività come la pulizia dei pascoli alpini da arbusti e sassi, molte malghe non sarebbero in grado di sopravvivere.

Il sostegno e la dedizione di tutti coloro che lavorano negli alpeggi è fondamentale per garantire il buon funzionamento dell’attività e la produzione di prodotti lattiero-caseari di qualità. La sinergia tra malgari, pastori e volontari è vitale per mantenere viva questa tradizione secolare e per assicurare la sopravvivenza delle malghe sulle montagne.

Malghe: il paradiso per gli amanti della natura e del cibo tradizionale

Mentre i fortunati ospiti si abbandonano all’atmosfera idilliaca, la vita quotidiana dei lavoratori in malga è tutto tranne che romantica. Si tratta di un faticoso lavoro estivo, che non concede un attimo di tregua. Ci si sveglia all’alba, ancor prima che il sole spunti sulle vette delle montagne. Lavoro da fare a non finire: guidare il gregge di bovini da un pascolo all’altro, mungere le mucche da latte.

È necessario cercare gli animali smarriti e riparare i recinti. Anche la lavorazione del formaggio richiede attenzione, mentre il formaggio giovane richiede delle cure amorevoli. Ogni strumento che entra in contatto con il latte e i calderoni viene accuratamente pulito e lucidato dopo ogni uso. Se un animale si ferisce, i pastori devono conoscere le adeguate procedure di soccorso. Questo è particolarmente importante nelle malghe più remote, dove non si può contare immediatamente su una assistenza veterinaria.

In sintesi, la vita in alpeggio richiede una professionalità assoluta e una dedizione incondizionata. Lontani dai riflettori, questi eroi silenziosi sacrificano il loro tempo e le loro energie per mantenere viva una tradizione e per garantire prodotti di eccellenza.

Nonostante gli sforzi titanici richiesti, i contadini di montagna abbracciano con devota dedizione e orgoglio il loro lavoro, che contribuisce in modo significativo alla tutela del paesaggio culturale e alla sicurezza delle valli. Le malghe gestite con amore e attenzione vanno ben oltre la mera protezione da valanghe, caduta di massi e smottamenti: esse rappresentano dei veri e propri santuari di biodiversità. Mentre nel fondovalle si contano in media sette diverse specie vegetali per metro quadrato, sui pascoli delle malghe ne crescono ben settanta.

Un aspetto peculiare di questo sistema è la transumanza, vale a dire lo spostamento degli animali verso le malghe all’inizio della stagione estiva. Mentre alcuni animali raggiungono agevolmente la loro meta grazie ai trasporti su autocarro dedicato, altri affrontano sentieri ripidi a piedi. Alcune mandrie devono percorrere distanze lunghe e impervie. Questa pratica di migrazione del bestiame viene definita “transumanza”.

Alla fine della stagione estiva, quando il bestiame festosamente addobbato viene ricondotto a valle, il percorso diventa meno faticoso. Questo perché si tratta di una discesa, ma anche perché gli animali si sono rinforzati durante i mesi trascorsi in alta quota. Tuttavia, anche per le mucche, abituate al paesaggio montano, possono verificarsi imprevisti. I contadini di montagna sono consapevoli dei pericoli insiti negli spostamenti su terreni difficili. Quando sia gli uomini che gli animali tornano sani e salvi, si organizza una grandiosa e gioiosa festa per celebrare il loro ritorno nelle valli.

In conclusione, possiamo affermare con sicurezza che il lavoro dei contadini di montagna che si dedicano alle malghe è tanto prezioso quanto professionale. Non solo contribuiscono in modo significativo alla protezione del paesaggio e alla sicurezza delle valli, ma preservano anche un’importante tradizione culturale e promuovono la biodiversità.

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