Api, vespe, bombi e calabroni, come comportarsi durante il trekking

Le escursioni nel cuore dell’estate riservano emozioni e insidie. Attraversando prati verdi, al culmine delle fioriture, ricolmi di sfumature che ricordano quadri impressionisti, può capitare che a interrompere il senso di pace che ci pervade, arrivi qualche ospite indesiderato. Un termine non propriamente corretto, essendo quel prato in cui avanziamo, il loro ambiente prima che il nostro. Stiamo parlando di api, vespe, bombi e calabroni, più in generale di imenotteri, insetti che talvolta ci regalano come souvenir di un’uscita in quota qualche puntura. Esistono accorgimenti per limitare tale rischio durante un trekking? E in caso di puntura, come è opportuno comportarsi?

Chi sono api, vespe, bombi e calabroni

Le punture di imenotteri rappresentano nella maggioranza dei casi un problema di poco conto, determinando una reazione locale e passeggera, con dolore, gonfiore. In caso di allergia ad alcune componenti del veleno iniettato o a seguito di punture multiple anche in soggetti non allergici, la situazione può però diventare pericolosa, con il rischio di uno shock anafilattico.

Ape su fiore
Immagine | Unsplash @Krzysztof Niewolny – Gentechevainmontagna.it

Prima di scoprire quali comportamenti sia meglio tenere per prevenire la eventualità di una puntura di api, vespe, bombi o calabroni, è bene comprendere chi siano i protagonisti. Appartengono tutti all’ordine degli imenotteri, che accoglie oltre 120.000 specie, tra cui anche le formiche, che però non sono dotate di aculei. Gli imenotteri dotati di un apparato atto a pungere sono detti “aculeati”. L’aculeo non nasce evolutivamente per difendersi dall’uomo ma dagli altri imenotteri. Sia per le api che per vespe, bombi e calabroni, a pungere sono solo le femmine.

Api

Tra le api la più nota è l’ape europea o ape mellifera, l’unico imenottero “addomesticato”, su cui si basa l’apicoltura. In sintesi la produttrice del miele che arriva sulle nostre tavole. Vi sono poi miriadi di specie di api selvatiche, solitarie o membri di piccole comunità, importanti impollinatori. La colorazione dell’ape è brunastra sul torace, che appare peloso, e a bande colorate sull’addome, che possono essere gialle e nere, come nel caso delle mellifere, ma anche rosse o marroni. Le dimensioni sono variabili, da qualche millimetro a qualche centimetro. Le api regine sono in generale più grandi di operaie e fuchi. Una specie di grandi dimensioni e dal look particolare che può capitare di incontrare in montagna è l’ape legnaiola. Un piccolo gigante, che misura tra i 2 e i 3 cm di lunghezza, dal corpo nero e peloso, con particolari riflessi violacei, soprattutto sulle ali.

Bombi

Il bombo appartiene alla famiglia degli Apidi, la stessa delle api. Ed è anch’esso un importante impollinatore. Ha un corpo peloso e tozzo, di colore nero, con due bande arancioni, una appena visibile dietro il capo e una sull’addome. I bombi sono di dimensioni mediamente superiori alle api, con le regine, più grandi di operaie e fuchi, che arrivano a toccare i 2 cm di lunghezza.

Vespe

Esistono varie specie di vespe, afferenti alla famiglia Vespidae. Come le api vivono in favi (i nidi), sono importanti impollinatori ma non producono miele. Sono predatrici di altri insetti, dunque essenziali per garantire l’equilibrio degli ecosistemi. La più diffusa nelle nostre zone è la vespa comune, di dimensioni contenute (le regine possono raggiungere i 2 cm di lunghezza). Accanto a questa troviamo in Italia la vespa germanica (o vespa di terra) e la vespa cartonaia. Le vespe possono essere confuse con le api per il colore dell’addome, a bande gialle e nere, che sono in realtà molto più appariscenti di quelle delle api (rispetto alle quali risultano anche più lunghe e snelle, con una vita ben pronunciata). Il torace è nero con macchie gialle.

Calabroni

Il nome scientifico del calabrone comune diffuso nelle nostre zone è Vespa crabro. Sì, proprio una vespa, la più grande delle vespe europee e nordamericane, con la regina che può raggiungere e superare i 3 cm di lunghezza. Si caratterizza per la sua colorazione bruna-rossiccia con delle striature gialle e nere. Negli ultimi anni si sente parlare in Italia anche di calabroni killer. Con tale termine si fa riferimento alla Vespa velutina (o calabrone asiatico), distinguibile dal calabrone comune in quanto “meno gialla” a livello addominale. “Killer” non fa riferimento a una maggiore tossicità del veleno ma alla forte invasività della specie. Tra le prede dei calabroni troviamo le api da miele.

Come evitare punture e come comportarsi se si viene punti

Chi è più aggressivo? Si dice che le vespe tendano ad essere più aggressive delle api. La verità è che nessuna delle specie punga per diletto ma per difesa. La differenza sostanziale tra le api e le altre tipologie di aculeati qui descritte è che perdano il pungiglione a seguito della puntura. Vespe e calabroni, non perdendolo, possono pungere ripetutamente.

Vespa su fiore
Immagine | Unsplash @Wolfgang Hasselmann – Gentechevainmontagna.it

Obiettivo numero 1 durante una escursione in quota deve essere pertanto evitare di suscitare reazioni di difesa. Evitando ad esempio di disturbare qualche nido, che potrebbe nascondersi tra tronchi e ceppi abbattuti, che è buona norma non toccare. Oppure evitando di gettare a terra residui di cibo che possono attirare gli insetti. Attraversando una zona erbosa, è difficile ridurre la probabilità di incontro con degli impollinatori, in tal caso i consigli sono piuttosto legati al come proteggersi dalle punture, ovvero indossando pantaloni lunghi ed evitando di passeggiare scalzi.

La regola generale da seguire se ci rendiamo conto di aver suscitato l’interesse di un imenottero è di evitare movimenti bruschi, allontanandosi lentamente. Se l’insetto ci punge, è bene continuare a rispettare tale regola. Una reazione improvvisa, come il tentativo di allontanarlo agitando le braccia, potrebbe indurre una vespa o un calabrone a pungere nuovamente. Se a pungere è un’ape, la prima cosa da fare è rimuovere subito il pungiglione che rimane infisso nella cute con il sacco velenifero, continuando a inoculare veleno per circa 1 minuto.

Le reazioni a una puntura di imenottero possono essere di 4 tipi:

  • Reazioni locali lievi: di estensione limitata, con prurito, arrossamento e gonfiore che tendono a risolversi spontaneamente in poco tempo.
  • Reazioni locali intense: si verificano in soggetti allergici e appaiono di maggiori dimensioni. Si caratterizzano per una infiammazione ritardata e prolungata, che tende a peggiorare nell’arco di 24/48 ore per poi risolversi in qualche giorno.
  • Reazioni sistemiche allergiche: generalmente insorgono entro 5-60 minuti dalla puntura e coinvolgono, oltre alla cute, gli apparati digerente, respiratorio e cardiovascolare. La gravità è variabile e nei casi peggiori si può verificare la morte in pochi minuti. Nell’anafilassi possono manifestarsi vari sintomi, quali orticaria, prurito, costrizione toracica, difficoltà respiratoria, nausea, vomito, dolori addominali, diarrea, calo della pressione arteriosa, fino alla perdita di conoscenza.
  • Reazioni sistemiche tossiche: si verificano a seguito di punture multiple (da alcune decine ad alcune centinaia). Possono manifestarsi sintomi quali nausea, vomito, vertigini, febbre, convulsioni, svenimento. E nell’arco di ore/giorni si può andare incontro a danni a fegato, rene, cuore, muscoli e disordini della coagulazione.

Come è meglio comportarsi in ciascuno dei casi? Il Soccorso Alpino e Speleologico ha diffuso nell’estate 2020 un comunicato ricco di suggerimenti. Riportiamo di seguito i principali:

  • In caso di reazioni locali lievi, dopo aver rimosso l’eventuale pungiglione (con il bordo dell’unghia o una lama), si possono applicare ghiaccio o uno stick lenitivo o all’ammoniaca. Non grattarsi.
  • In caso di reazione locale intensa può rendersi necessaria l’applicazione di pomate antistaminiche o cortisoniche.
  • Per reazioni locali particolarmente estese o reazioni sistemiche lievi si richiede una valutazione medica per l’utilizzo di antistaminici e steroidi per bocca e una sorveglianza per individuare precocemente un eventuale peggioramento.
  • In caso di sintomi sistemici gravi, quali difficoltà a deglutire o a respirare, disturbi alla vista, dolori addominali, vomito, diarrea o vertigini, è necessario allertare immediatamente il soccorso sanitario, segnalando la propria condizione e posizione.
  • I soggetti allergici che già si siano trovati ad affrontare quadri clinici gravi, è bene che sappiano riconoscere i sintomi dell’anafilassi e che siano dotati di adrenalina auto-iniettabile. Una volta iniettata è opportuno raggiungere un presidio di emergenza.
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