Trovate tracce di PFAS nelle acque potabili: scatta l’allarme in diverse regioni

Migliaia di persone potrebbero aver bevuto acqua potabile contaminata da pericolose sostanze, i PFAS. Ecco dove.   

Per molti di noi il termine PFAS suona nuovo e incomprensibile, ma fa riferimento a una minaccia che ci riguarda molto da vicino. Si tratta di sostanze pericolose che possono contaminare i cibi e le bevande che assumiamo ogni giorno. Acqua compresa (e non solo). Con conseguenze potenzialmente molto gravi per la salute del nostro organismo. Ed è proprio di questi giorni una nuova allerta sul rilevamento di tracce di PFAS in Italia.

Tracce pfas acqua potabile
Oltre 100mila persone potrebbero aver bevuto acqua potabile contaminata da PFAS – Gentechevainmontagna.it

Innanzitutto chiariamo che le sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate (PFAS) sono oltre 4.700 e formano un insieme di elementi chimici artificiali ampiamente utilizzati che nel corso del tempo si accumulano negli esseri umani e nell’ambiente. Secondo un nuovo report di Greenpeace, in una regione italiana più di 100mila persone potrebbero aver bevuto acqua potabile contaminata da PFAS.

Il nuovo allarme PFAS nell’acqua potabile: cosa sappiamo

Lo studio di Greenpeace si basa su dati ufficiali degli enti pubblici piemontesi e mostra come la contaminazione da PFAS nelle acque potabili del Piemonte non interessi solo l’area della provincia di Alessandria, dove questo fenomeno è noto già da tempo (basti citare il caso della Solvay di Spinetta Marengo), ma anche altre zone della città metropolitana di Torino. Sono più di 70 i comuni coinvolti, compreso il capoluogo. E nell’intera regione circa 125mila persone potrebbero aver bevuto acqua contaminata da PFOA, una molecola del gruppo dei PFAS classificata come cancerogena per l’uomo. La causa?

Allarme pfas acqua potabile
Greenpeace ha evidenziato valori oltre la soglia di rischio per la salute umana – Gentechevainmontagna.it

Come accennato, il Piemonte ospita la sede dell’unica produzione ancora attiva di questi composti in Italia, il polo chimico di Solvay Specialty Polymers di Spinetta Marengo, uno stabilimento che già nel 2007, secondo lo studio Perforce coordinato dall’Università di Stoccolma, era ritenuto la principale fonte di PFOA nel bacino del Po, e responsabile del rilascio nell’ambiente di enormi quantità di sostanze pericolose.

Dai campionamenti indipendenti effettuati da Greenpeace Italia emerge inoltre la presenza di sostanze contaminanti anche in aree non ancora monitorate, a partire dal comune di Galliate, nel Novarese, dove sono state trovate concentrazioni di PFOS che le normative di altri Paesi collocano oltre la soglia di rischio per la salute umana. Se a ciò aggiungiamo gli effetti dello smog e dell’inquinamento diffuso in generale, e quelli del riscaldamento globale, gli ingredienti per una nuova emergenza ambientale ci sono tutti.

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