Il cambiamento climatico è ormai da tempo sotto gli occhi di tutti: precipitazioni sempre meno frequenti e ondata di caldo anomale sono solo due dei “sintomi” di uno dei problemi più grandi del presente e, purtroppo, del futuro. Tra le vittime di questo fenomeno ci sono anche le montagne, che stanno subendo trasformazioni evidenti. Sulle Alpi, l’aumento delle temperature sta causando il disgelo per permafrost, il terreno perennemente ghiacciato che per decenni ha garantito la stabilità delle costruzioni ad alta quota. Di solito è presente a circa 2.500 metri di altezza e tiene unite le formazioni rocciose. In sua assenza i versanti delle montagne potrebbero diventare instabili.
Come spiegato da Florence Magnin, ricercatrice di Edytem, disgeli del permafrost di breve durata si verificano ogni estate da decenni, ma le ondate di caldo, sempre più frequenti nelle Alpi francesi dal 2015, stanno aggravando la situazione. Le temperature elevate determinano disgeli di parti del permafrost sempre più profonde e ciò può provocare destabilizzazioni nelle formazioni rocciose. I sensori utilizzati dagli esperti indicano che ogni dieci anni la temperatura media all’interno delle rocce cresce di un grado Celsius, rendendo le frane sempre più probabili. La degradazione del permafrost, infatti, può aumentare il rischio che si verifichino questi fenomeni, pericolosissimi per gli abitanti dei centri urbani locali, nonché per gli scalatori e chiunque altro si avventuri ad alta quota.
Ludovic Ravanel, un altro ricercatore di Edytem, spiega che in qualità di esperto di geomorfologia e guida alpina ha sviluppato un profondo interesse nei confronti delle mutazioni del permafrost in seguito all’ondata di calore che nel 2003 investì l’Europa, causando numerosissime frane. Nel 2005, lui e i suoi colleghi iniziarono a monitorare il Monte Bianco tramite degli osservatori umani e delle telecamere, ottenendo, nel corso del tempo, dati relativi a 1.500 frane di grandi dimensioni. L’esperto ha spiegato che negli ultimi anni il numero degli eventi significativi è cresciuto rapidamente in molte parti delle alpi. Si teme che nei prossimi decenni si possano verificare delle frane dalla portata ancora maggiore, capaci di causare dei cambiamenti drastici nel paesaggio delle Alpi, oltre a mettere in pericolo un numero sempre maggiore di persone.
Jacques Mourey, ricercatore dell’Università di Losanna incaricato di sorvegliare uno dei sensori che monitora i cambiamenti delle Alpi, sottolinea che le ricerche condotte finora hanno dimostrato che le frane sempre più frequenti e pericolose dipendono dalla degradazione del permafrost. Il cambiamento climatico ha portato a un aumento della temperatura della parte superiore del canalone (un largo canale di neve o roccia) pari a circa 2 gradi celsius ogni dieci anni.
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