Per ricevere l’ADI serve un impegno attivo e una collaborazione continua con le istituzioni che si occupano dell’erogazione.
L’Assegno di Inclusione (ADI) è stato introdotto dal governo italiano per combattere situazioni di povertà ed esclusione sociale, dopo l’abolizione del tanto criticato Reddito di Cittadinanza. A partire dal 1° gennaio 2024, questa misura nazionale si propone di offrire percorsi di inserimento sociale, formazione e opportunità lavorative, mirando a costruire una rete di sicurezza per chi si trova in condizioni di vulnerabilità.
Tuttavia, nonostante le buone intenzioni e le risorse messe in campo, emergono casi di persone che perdono il diritto a tale sostegno. La normativa in materia è infatti molto chiara: in presenza di alcune circostanze, l’aiuto economico dell’ADI può essere revocato e addirittura reclamato, con i beneficiari costretti a dare indietro quanto finora percepito. Per non trovarsi in situazioni simili, è consigliabile quindi conoscere quali sono i requisiti da rispettare e le situazioni da cui tenersi alla larga.
Le cause principali della perdita dell’Assegno di Inclusione
Il diritto all’Assegno di Inclusione può decadere per vari motivi, spesso legati al mancato rispetto delle condizioni imposte dal programma. Questi criteri sono stati stabiliti per garantire che il sostegno vada realmente a chi ne ha bisogno e che i beneficiari siano coinvolti attivamente nei percorsi di inclusione sociale e lavorativa previsti.
Uno dei motivi più comuni è la mancata presentazione ai servizi sociali entro 120 giorni dalla firma del Patto di Attivazione Digitale del Nucleo Familiare (PAD), senza un valido motivo. Questo impegno iniziale è cruciale per avviare il percorso di inclusione e la sua violazione segnala una mancanza di volontà nel seguire il programma stabilito.
La perdita dell’assegno può verificarsi anche se il beneficiario rifiuta di firmare il Patto di Inclusione o il Patto di Servizio Personalizzato. Questi accordi, stabiliti rispettivamente con i servizi sociali e per l’impiego, delineano le attività e gli obiettivi specifici a cui il beneficiario deve aderire, rappresentando pilastri fondamentali dell’intero programma ADI. Un altro motivo di revoca dell’ADI è l’assenza o il rifiuto di partecipare a iniziative formative, di riqualificazione o ad altre attività di politica attiva del lavoro.
Queste azioni sono considerate essenziali per migliorare le possibilità di inclusione sociale e professionale dei beneficiari. Infine, la mancata frequenza a percorsi di istruzione per adulti o il rifiuto di accettare offerte di lavoro congrue con il proprio profilo sono comportamenti che possono portare alla perdita dell’ADI. Questi criteri sono volti a promuovere l’autosufficienza e l’integrazione lavorativa degli individui.