Cosa sta succedendo sulle montagne che rende così felici gli allevatori e i gestori di rifugi: i pro e i contro della crisi climatica
La crisi climatica sta cambiando il nostro clima, il ciclo delle stagioni e di conseguenza le nostre abitudini. Un inverno senza neve se non quella artificiale, le piste sciistiche si sono ritrovate con una neve di marzo, già da gennaio. Una neve che si scioglie al sole, che crea ghiaccio e zone terrose pericolose per chi scia. Gli stessi insegnanti (di sci) hanno trovato molta difficoltà, perché sciare con quella tipologia di neve è molto più complicato rispetto alla neve dicembrina, compatta e scivolosa.
Questo è dovuto alle temperature diurne troppo alte che scioglievano di volta in volta la neve che si era depositata e la siccità creata dalla mancanza di piogge per un lunghissimo periodo. Le zone del piemontese, in particolare, si sono ritrovate con allarme siccità, si sarebbe potuta rischiare una carenza d’acqua tale da limitarne l’utilizzo nelle case. Tutto ciò non è successo ma la siccità ha messo in crisi campi, con coltivazioni e allevamenti. Nonostante la scarsità di neve, gli impianti sciistici sono riusciti a guadagnare, ma sulle alpi ci si preoccupa per ciò che succederà quest’estate: non pioverà sul bagnato, ma al contrario splenderà il sole su campi già aridi o completamente distrutti dall’inondazione di bombe d’acqua come in Emilia Romagna.
In montagna, invece, la situazione sembra essere fortunata nella sfortuna. In sostanza, queste nevicate oltre i 2000 metri, a maggio, hanno fatto sì che le sorgenti e le fontane riprendessero il loro normale flusso dopo settimane di completa siccità. “Le ultime piogge e la neve in montagna sono fondamentali per la crescita dell’erba per gli allevamenti” ha spiegato il presidente provinciale di Coldiretti, Bruno Mecca Cici.
La Stampa riporta che nel Torinese, sui 2000 metri di quota, ci sono state nevicate di mezzo metro che arrivavano invece a 18 centimetri per quanto riguarda la zona dei rifugi. Si tratta di dati che fanno ben sperare per questi mesi estivi, in questo momento in cui le mandrie verranno trasferite dalle stalle della pianura agli alpeggi.
Il ritorno dell’acqua al momento facilita la vita di allevatori e proprietari di rifugi, ma tutti sono a conoscenza del fatto che l’estate segnerà altri mesi di siccità e in quel caso il problema diventerà incontrollabile: c’è bisogno della costruzione di pozzi e conche per il raccoglimento dell’acqua, che riescano a tardare il più possibile i momenti di siccità.
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