Gli alcolici di montagna da provare ad alta quota (senza esagerare!)

In montagna, soprattutto in inverno quando le temperature gelide sono all’ordine del giorno, gli alcolici rappresentano la possibilità di divertirsi insieme ad amici e parenti, vivere un momento di cordialità e di riscaldarsi un po’. Naturalmente non bisogna assolutamente esagerare, anche perché la sensazione di calore che fa provare l’alcol potrebbe portare a decidere di uscire fuori di casa, dove le temperature sono decisamente basse, senza accorgersi davvero del freddo, con la possibilità, quindi, di correre diversi rischi. Vediamo quali sono gli alcolici assolutamente da provare in montagna!

Gli alcolici ad alta quota, ecco i migliori

Il Vin Brûlé. Il Vin Brûlé è l’indiscussa e intramontabile bevanda invernale delle montagne italiane. Probabilmente nessuna persona può dire di non averlo mai assaggiato, e se così dovesse essere, il nostro consiglio è di rimediare il prima possibile. Già gli antichi romani, Ippocrate nello specifico, ebbero l’idea di speziare il vino con la cannella per donare al nettare degli dèi proprietà disinfettanti. Ancora oggi questo vino bruciato è considerato un rimedio efficace contro i raffreddori e i malanni di stagione. Per preparare un ottimo brûlé ti servirà del vino buono, profumato e corposo, rosso come un Pinot nero o bianco come un Müller-Thurgau, stecche di cannella, chiodi di garofano, noce moscata, anice stellato, scorza di arancia e/o limone, zucchero o miele. Puoi personalizzare la ricetta con l’aggiunta di cardamomo, mela essiccata o bacche di ginepro, ad esempio. Ti basterà unire gli ingredienti e metterli sul fuoco fino a quando lo zucchero o il miele si saranno sciolti, prima che il vino raggiunga il punto di ebollizione. Per i bambini esiste l’alternativa per preparare un brûlé analcolico, sostituendo il vino con un succo di mela.

Due bicchieri di Vin Brûlé in una baita
Immagine | Pixabay @SehriiTychynskyi – Gentechevainmontagna

Il Parampampoli. Questo alcolico è un misto incredibile di caffè, miele, vino, distillato d’uva e altri aromi segreti. Prodotto tipico trentino, è nato per caso alla fine degli anni ’50 tra le mani del capostipite della famiglia Purin, Giordano, della famiglia che ancora gestisce il leggendario rifugio Crucolo in Valsugana e che di questa bevanda ne ha fatto la sua bandiera, con tanto di nome e marchio registrato. La leggenda dice che una sera Giordano stesse preparando due bevande calde in due pentoloni di rame separati per i suoi ospiti: caffè, vino e zucchero da una parte e caffè, miele e grappa dall’altra. Per gioco alcuni ospiti gli chiesero di mischiarli e il risultato fu una grande fiammata e una piccola esplosione che li portò a gridare “Parampam!”. Da qui il nome della bevanda che viene servita alla fiamma, ovvero che viene riscaldata sul fuoco e poi, prima di essere versata nelle apposite tazze, le si dà fuoco sulla superficie con un fiammifero.

Il Bombardino. Altra bevanda famosissima, il Bombardino si trova in moltissimi rifugi e baite e fa riscaldare le tantissime persone che visitano le nostre montagne ogni anno. Per via della temperatura dello zabaione e per una non indifferente carica alcolica, appena viene bevuta dà una sensazione di vertigini e una vampata di calore improvvisa. Nata anche questa per caso da un gestore genovese di un rifugio lombardo con ingredienti diversi da quelli attuali, secondo la leggenda, fece subito esclamare all’assaggio “Wow, è una bombarda!”, esclamazione da cui avrebbe preso il nome. La base del Bombardino classico è uno zabaione preparato con tuorli d’uovo e 10 gr di zucchero per ogni tuorlo. Sbattili insieme fino ad ottenere un composto cremoso e poi cuoci a bagnomaria fino ad ottenere il tuo zabaione. Una volta tolto dal fuoco, aggiungi del brandy (1/3 Brandy per 2/3 di zabaione) e guarnisci con panna montata e cacao in polvere. Ne esistono versioni che utilizzano il whisky o il rum al posto del brandy o che aggiungono il caffè espresso allo zabaione.

Il genepì dello Stelvio. Il liquore denominato genepì (o genepy) nasce a partire dall’infusione dei fiori dell’artemisia, un’erba aromatica spontanea nota anche con il nome appunto di genepì che cresce a quote superiori ai 2000 metri sulle montagne della Valtellina, prevalentemente in zone rocciose e aride. Le proprietà di quest’erba, e di riflesso anche del liquore ottenuto mediante l’infusione del suo fiore, sono benefiche per il sistema nervoso e di riflesso ma anche per i processi digestivi: il genepì dello Stelvio è infatti indicato per essere consumato al termine dei pasti, per facilitare la digestione. Il genepì ha un sapore leggermente amaro e un colore ambrato e deve il suo inconfondibile gusto proprio alla quota elevata a cui cresce la sua materia prima, nello scenario naturalistico incontaminato del Parco Nazionale dello Stelvio: gli oli essenziali da cui si ricavano i principi attivi del liquore, infatti, sono più presenti negli esemplari raccolti ad altitudini più alte. Il genepì dello Stelvio si conserva a temperatura ambiente, al riparo dalla luce diretta del sole e da fonti di calore.

L’Amaro Eroico. Tra gli amari, invece, consigliamo l’Amaro Eroico, prodotto ad Altomonte, nei pressi di Cosenza, sulla base di una ricetta custodita nel monastero benedettino che ha sede proprio ad Altomonte. Fu Sichelgaita di Salerno, principessa guerriera, nonché esperta erborista della prestigiosa Schola Medica Salernitana, a creare la ricetta di un elisir di lunga vita per ritemprare le truppe durante la notte prima di scendere in battaglia, nei pressi di Altomonte. Venne aiutata da un gruppo di monaci benedettini a cui, dopo la vittoria, donò la ricetta segreta del suo infuso fatto di erbe mediterranee unite a scorze di cedro, limone e arance amare. Ancor oggi la storia dell’Amaro Eroico viene perpetuata da Essentia Mediterranea, azienda di Vittorio Gargaglione, tramite arancia rossa di Sicilia IGP, limone di Sorrento IGP, bergamotto, mandarino e cedro provenienti dalla Calabria, genziana, china, rosmarino, origano, ginepro, radice di liquirizia e mandorla. Amaricante e balsamico, armonico e lungo.

L’Old Sailor Coffee. Per ultimo vi consigliamo l’Old Sailor Coffee, un liquore a base rum prodotto da Fabio Mascaretti ed Enzo Brini. La storia racconta che a bordo delle imbarcazioni era comune, durante le giornate di pesca più fredde, aggiungere al caffè bollente del rum e alcuni distillati a base di anice. Oggi è prodotto con rum scuro colombiano insieme a tre separate infusioni di caffè 100% arabica, anice verde di Castignano (AP) e buccia di arancia. La miscela viene poi fatta riposare due mesi al buio prima dell’imbottigliamento e dell’assaggio. Al palato è confortante, gustoso e armonico, da bere sia caldo che freddo, anche in miscelazione.

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