Cosa rischia chi va in montagna con un’attrezzatura inadeguata? Le conseguenze legali

Non rispettare le regole della montagna può mettere a rischio la propria incolumità e quella altrui, ma anche portare a delle sanzioni economiche. Questo vale anche per l’attrezzatura, la quale non deve mai essere inadeguata

La montagna va sempre rispettata e così anche le sue regole, indispensabili per poter garantire il più possibile la propria sicurezza e quella altrui.

Si tratta di una regola non scritta che chi ama l’altura conosce bene, anche perché, il mancato rispetto di alcune norme può portare persino a pesanti sanzioni economiche.

È quanto può accadere quando non si dispone, per esempio, dell’attrezzattura adeguata.

Attrezzatura sbagliata? Possibili multe!

Quando si decide di praticare un’escursione in montagna, il primo codice da rispettare è quello del buon senso, indispensabile per non attuare comportamenti pericolosi che possano mettere a rischio la propria incolumità e quella altrui.

Attrezzatura da montagna (due zaini)
Immagine | Unsplash @S&BVonlanthen – Gentechevainmontagna.it

Per questo, prepararsi adeguatamente è fondamentale, studiando la morfologia dell’area in cui si andrà a compiere la propria uscita, consultando i bollettini meteo e preparando tutto l’occorrente per il viaggio.

Ciò significa anche prestare attenzione all’attrezzatura che si andrà a utilizzare, la quale non deve mai essere inadeguata, pena anche pesanti sanzioni economiche.

Oltre che potenzialmente pericoloso per noi e chi ci sta intorno, utilizzare dell’attrezzatura inadeguata può portare anche a ricevere delle multe o sanzioni amministrative.

Questo scenario, nel dettaglio, si presenta quando si effettua un’escursione in un’area o su un sentiero regolato da un’ordinanza del Comune o del Parco Nazionale, la quale obbliga espressamente ad accedere alla zona in questione soltanto se in possesso dello specifico equipaggiamento indicato.

In caso contrario, sono previste delle sanzioni per inosservanza, con multe che possono toccare anche svariate migliaia di euro.

Un esempio pratico è quello che riguarda il Parco Nazionale delle Cinque Terre, dove viene indicato quanto segue: “Sono Vietate Le Calzature Aperte E/O Suola Liscia, Ossia Non Provviste Di Suola Tipo Vibram (Antiscivolo). I Trasgressori Saranno Puniti Ai Sensi Del Comma 2 Dell’art. 30 Della Legge 394/91 E Ss.Mm.Ii. Sui sentieri è obbligatorio indossare scarpe chiuse, con suola scolpita e antiscivolo, preferibilmente impermeabili e coprenti la caviglia”.

Chi non rispetta tali regole, in questo caso, corre il rischio di vedersi comminare una multa il cui valore varia da 50 a 2.500 euro.

Un altro esempio è quello del Monte Bianco, dove il Sindaco di Saint-Gervais nel 2017 aveva emesso un’ordinanza che imponeva di disporre di un equipaggiamento adeguato, pena una multa di 38 euro.

Non solo. Dal 1° gennaio 2022, stando al rif. art. 26, comma 2, del Dlgs n. 40/2021, in Italia vige anche l’obbligo di dotarsi di ARTVA, pala e sonda quando si decide di praticare dell’attività fuoripista o delle attività escursionistiche, anche con racchette. Dove? Testualmente “in particolari ambienti innevati laddove, per le condizioni nivometeorologiche, sussistano rischi di valanghe”.

Una norma che ha suscitato subito diverse polemiche, dal momento che non vengono specificati quali siano i parametri da usare per determinare con precisione se ci si trovi in un ambiente innevato a rischio valanga.

Solitamente, il compito di controllare che tutti rispettino le regole viene riservato alla Guardia Forestale, con i trasgressori che possono vedersi comminate delle sanzioni aggiuntive.

Per esempio, nel caso in cui l’utilizzo di un’attrezzatura inadeguata abbia contribuito a creare una condizione di pericolo che ha reso necessario l’intervento del Soccorso Alpino, è possibile che all’escursionista coinvolto nella vicenda venga richiesto di partecipare alle spese di soccorso.

Di norma, le prestazioni di soccorso sono gratuite e a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale, ma alcune regioni, come la Valle d’Aosta, la Lombardia, il Piemonte, il Veneto e il Trentino-Alto Adige, hanno introdotto anche dei costi a carico degli escursionisti per tutte le chiamate ingiustificate, ovvero quelle che non determinano un ricovero ospedaliero.

In questo caso, all’escursionista coinvolto viene generalmente richiesto di pagare un ticket sanitario o di compartecipare in altre forme alle spese di soccorso.

In Lombardia, per esempio, si paga un ticket per ogni intervento ingiustificato, mentre in Trentino-Alto Adige viene richiesto sia il pagamento di un ticket che l’eventuale costo del trasporto aereo.

Discorso diverso per Piemonte e Veneto, dove le multe sono più alte.

Una chiamata ingiustificata per l’utilizzo di attrezzature inadeguate in Veneto, per esempio, può costare anche 7.500 euro.

Una cifra significativa e che dovrebbe indurre sempre tutti gli escursionisti a prestare la massima attenzione nelle proprie scelte.

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