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Alpinismo

Cervino, storia alpinistica della “montagna perfetta”

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Federico Liberi

Con i suoi 4478 metri sul livello del mare, il Cervino (chiamato anche Matterhorn) è una delle montagne più alte, imponenti e belle dell’arco alpino. Grazie alla sua bellezza (viene considerata la vetta più bella al mondo) e alle difficoltà che si trovano scalando i suoi versanti, questa vetta è diventata negli anni un’icona mondiale dell’alpinismo.

La sua parete nord, in particolare, è conosciuta da tutti gli alpinisti del mondo ed è diventata testimone di grandissime storie di questo sport.

Sono stati tantissimi i tentativi di scalata sulle pareti di questa montagna, molti dei quali riusciti, ma vediamo la storia alpinistica del Cervino!

I primi tentativi di scalata del Cervino

Immagine | Pixabay @AscentXmedia

A causa delle sue pareti a strapiombo, per molto tempo il monte Cervino ha scoraggiato ogni possibile tentativo di scalata. Fino a metà del 1800 la sua vetta era considerata impossibile da raggiungere, anche dagli scalatori più esperti. Come è accaduto per tutte le montagne più importanti del mondo, però, un giorno qualcuno fece il primo tentativo, trasformatosi in una vera e propria leggenda. Quel giorno dell’estate del 1858 la cordata era guidata da Amé Gorret, parroco appassionato di alpinismo, e dalle guide alpine Gabriel Maquignaz, Jean-Antoine Carrel, Victor Carrel e Jean-Jacques Carrel. L’altezza raggiunta durante questo tentativo fu di circa 3850 metri. Nel 1861, l’inglese Edward Whymper con una guida dell’Oberland, invece, ha effettuato ben cinque tentativi con diversi compagni di cordata. L’ultimo di questi è stato quello più fortunato, che gli ha consentito di raggiungere i 4100 metri di quota.

Il primo arrivo alla vetta

Immagine | Pixabay @ZigaPlahutar

Edward Whymper, sempre più determinato nel raggiungere il proprio obiettivo, decise, successivamente, di fare l’ennesimo tentativo per cercare di raggiungere la vetta del Cervino. Inizialmente, cercò di convincere un altro alpinista,  Jean-Antoine Carrel, di seguirlo in questa impresa, lui, però, scelse di partire dal versante italiano. Carrel, infatti, aveva già preso accordi con Quintino Sella, un altro alpinista, e rivelò il suo progetto di tentare l’ascesa a Whymper, il quale, appresa la notizia, decise di affrettare il proprio rientro a Zermatt per mettere insieme una squadra con cui tentare di raggiungere la vetta prima dei rivali.

A fare parte della spedizione di Whymper furono Peter Taugwalder e suo figlio Edward, Lord Francis Douglas, Douglas Robert Hadow, Charles Hudson e Michel Croz. I sette partirono la mattina del 13 luglio, percorrendo la Cresta dell’Hörnli, poi divenuta la via “normale” svizzera. Raggiunsero la cima della montagna il 14 luglio, anticipando gli alpinisti italiani impegnati sul versante opposto, lungo la Cresta del Leone.

Quando Carrel e soci videro i rivali inglesi in vetta, presi dallo sconforto decisero di ritirarsi. La gioia per l’impresa del primo gruppo, però, fu sconvolta poco dopo da un triste episodio. Whymper e gli altri sei, infatti, rimasero vittime di un terribile incidente: Hadow scivolò nel tentativo di discesa, piombando su Croz. I due precipitano nel vuoto trascinando con sé anche Douglas e Hudson. Gli altri tre scalatori riuscirono a salvarsi e a tornare a Zermatt.

Nel frattempo, Carrel, ritiratosi dopo aver avvistato la cordata inglese in cima, decise infine di tornare in quota per aprire una via lungo il versante italiano. Il 17 luglio di quell’anno, Carrel, insieme a Gorret, Bich e Meynet, raggiunsero la vetta.

Federico Liberi

Sono laureando in Psicologia dei processi sociali all’Università di Roma “La Sapienza”. La mia più grande passione insieme alla scrittura è il calcio, ma mi piace rimanere informato sullo sport a 360 gradi oltre che sull’attualità e la politica. Nel 2020 è stato pubblicato su Amazon un mio saggio sulla Programmazione Neuro-Linguistica

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