La situazione sull’Appennino è gravissima e pericolosa! Sembra impossibile ma non ci sono i mezzi per risolvere il problema.
La situazione sull’Appennino in Emilia Romagna è gravissima. Riguarda tutti noi non solo i cittadini della regione, quest’avversità avrebbe potuto colpire tantissimi territori italiani, simili per struttura geologica. Purtroppo sembra che ci riesca più facile ignorare completamente il cambiamento climatico in atto e le conseguenze che porta, piuttosto che riunire le forze e fare un piano serio di riqualificazione dei territori e una programmazione, altrettanto seria, per mettere mano ai disastri ambientali che abbiamo creato. Gli eventi funesti di questi giorni in Emilia ci hanno dimostrato che non possiamo più intervenire solo in emergenza.
La regione Emilia Romagna è alla disperazione, le frane sui monti sembra siano più di mille e sono ancora attive. I comuni interessati sono moltissimi, ci sono interi borghi isolati da molti giorni e gli interventi dei vigili del fuoco e della protezione civile sono resi difficili dagli smottamenti continui. Alcune famiglie possono essere raggiunte solo dall’ Aeronautica Militare che con gli elicotteri porta acqua e viveri. Famiglie che in molti casi si occupano del territorio perché coltivano oppure si occupano di turismo, questo significa che il disastro è anche economico. Il peso di tutte le operazioni, lamentano i sindaci dei piccoli paesi, è tutto sulle spalle dei singoli comuni e dei volontari che fanno quello che possono.
Appennino Emiliano, difficoltà ingenti: l’appello dei sindaci
Uno dei comuni più colpito è stato Castel del Rio, ha molte frazioni ancora isolate e la terra continua a franare. Gli abitanti, i volontari e le forze dell’ordine si sono rimboccati le maniche e hanno cominciato scavare il monte per mettere in sicurezza ma mancano dei mezzi adeguati, non bastano i badili, ci vogliono escavatori e geologi che sappiano indirizzare i lavori nel modo giusto. Se pensiamo che i primi rilievi, dopo la frana, sono stati fatti da volontari, possiamo capire perché i sindaci si sentano abbandonati a sé stessi. Alcune ditte della zona hanno messo a disposizione ruspe ed escavatori, ma senza una guida esperta non si può risolvere un problema del genere.

I sindaci dei comuni dell’Appennino emiliano chiedono aiuti per l’emergenza ma soprattutto hanno bisogno di supporto economico e di esperti per gli anni a venire. I danni ambientali devono essere risolti e per fare questo servono anni e tecnici che studino la situazione e promuovano un programma di risanamento. Ma anche i danni economici sono ingenti: insieme alle case e alle strade sono stati distrutti territori che significavano sostentamento economico per molti. L’economia agricola in questi territori è in ginocchio e ci vorrà tempo ed investimenti per risalire.
Un altro aspetto che preoccupa gli amministratori locali e che, ricostruendo le infrastrutture, si lascino indietro le strade minori; l’isolamento di luoghi che si occupano di turismo, di coltivazione e produzione gastronomiche sarebbe un danno enorme per l’economia di questi borghi. Ci sono siti, isolati dalle frane, in cui si allevano mucche che vengono alimentate tramite gli elicotteri. Il latte viene buttato via perché i camion addetti al trasporto non possono arrivare.